Tra
le basse colline verdeggianti della Tuscia Romana svetta all’improvviso una
montagna singolare e solitaria: il Monte Soratte.
Questo
monte, immerso nella foschia nei giorni grigi nel periodo autunno-inverno, ha
sempre stimolato la fantasia, le leggende e la spiritualità della popolazione
locale, per la sua particolarità costituita dai Meri, cioè gigantesche voragini carsiche che si aprono
improvvisamente a cielo aperto nella roccia.
Proprio
perché si aprono all’improvviso in mezzo ad un bosco fitto e popolato da flora
e fauna particolari, queste fenditure spaventose sono state considerate come la
porta per il regno degli Inferi.
Il
monte si trova proprio all’interno della Riserva Naturale del Soratte che si
estende per 410 ettari sulla superficie del monte stesso, svettando nel
paesaggio pianeggiante della valle del Tevere, tra la via Flaminia ed il fiume
ad una distanza di 40 Km a nord di Roma. Dal paese di Sant’Oreste si sviluppano
vari sentieri che consentono di raggiungere la cresta e attraversare la
montagna in senso longitudinale da entrambi i lati. Data la ripidità delle
pareti rocciose, non ci sono sentieri che attraversano la montagna
trasversalmente.
Tra
le cavità calcaree prodotte, la più famosa è la Grotta di S. Lucia che, insieme
alle altre, conferisce un valore inestimabile alla Riserva.
All’interesse naturalistico, il monte Soratte unisce quello storico-monumentale per la presenza di un percorso di eremi a testimonianza della vocazione religiosa del sito, conosciuto fin dai tempi più antichi come la Montagna Sacra: infatti il monte fu luogo di culto per eccellenza delle popolazioni preromane (Sabini ed Etruschi in particolare). Questa peculiarità continuò anche in età romana (culto di Soranus Apolli) e nel Medioevo, quando il monte Soratte divenne sede del monastero di S. Silvestro (ricco di affreschi di carattere votivo e patrimonio artistico della regione). Anroa oggi si possono ammirare numerosi eremi che furono costruiti a partire del XV secolo.
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