Tra
le basse colline verdeggianti della Tuscia Romana svetta all’improvviso una
montagna singolare e solitaria: il Monte Soratte.

Proprio
perché si aprono all’improvviso in mezzo ad un bosco fitto e popolato da flora
e fauna particolari, queste fenditure spaventose sono state considerate come la
porta per il regno degli Inferi.

Tra
le cavità calcaree prodotte, la più famosa è la Grotta di S. Lucia che, insieme
alle altre, conferisce un valore inestimabile alla Riserva.
All’interesse naturalistico, il monte Soratte unisce quello storico-monumentale per la presenza di un percorso di eremi a testimonianza della vocazione religiosa del sito, conosciuto fin dai tempi più antichi come la Montagna Sacra: infatti il monte fu luogo di culto per eccellenza delle popolazioni preromane (Sabini ed Etruschi in particolare). Questa peculiarità continuò anche in età romana (culto di Soranus Apolli) e nel Medioevo, quando il monte Soratte divenne sede del monastero di S. Silvestro (ricco di affreschi di carattere votivo e patrimonio artistico della regione). Anroa oggi si possono ammirare numerosi eremi che furono costruiti a partire del XV secolo.
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