“Chiusi in casa per non morire”. Questo è il titolo di un servizio dell’ultima puntata de Le Iene, andata in onda mercoledì scorso. Il servizio in questione era dedicato ad un particolare aspetto del Kanun, quello della “legge di sangue”.
Ma partiamo dall’inizio, cerchiamo di capire cos’è il kanun. Il kanun è una tradizione popolare nata nel 1400 e tramandata fin ai giorni nostri, radicata profondamente in molti angoli dell’Albania, in particolare nelle zone montuose del nord, che sono quelle più arretrate, quelle in cui la giovane repubblica albanese non è riuscita ad imporre le leggi dello stato.
Il kanun comprende un insieme di norme arcaiche che regolano la vita pubblica e privata delle persone: il ruolo del capofamiglia, i compiti della moglie, il lavoro, la casa, il matrimonio, le prestazioni e le donazioni, la chiesa, la parola, l’onore, l’ospitalità.
Ma 2 sono le cose più sconvolgenti. Innanzitutto l’organizzazione della società albanese in senso patriarcale, tutto gira intorno all’onore del capofamiglia, la donna non è libera, non ha nessun diritto, viene sottomessa prima dal padre e dai fratelli e poi dal marito. Poi, ed ecco che ritorniamo al servizio de Le Iene, la “legge di sangue”, quella legge che regola i delitti di sangue per cui l’uomo diventa giudice e giustiziere, lo spargimento di sangue si vendica con lo spargimento di altro sangue. In pratica, secondo il Kanun, chi ha subito l’uccisione di un familiare ha il diritto, anzi l’obbligo morale pena il disonore, di vendicarsi uccidendo uno dei parenti maschi dell’assassino.
Quindi, quest’ultimi, fino a quando la vendetta non si sarà consumata, dovranno convivere col terrore di essere uccisi. Tutto questo per pagare la colpa di un omicidio commesso da un’altra persona e, per di più, spesso per un futile motivo! E non serve scappare, sarebbe un disonore e poi si verrebbe comunque trovati.
I parenti dell’omicida saranno costretti a barricarsi in casa senza poter svolgere più il proprio lavoro. Forse un uomo fatto può anche tollerare questa “prigionia” ma come può farlo un bambino? Già, i bambini. La “legge di sangue” non risparmia nemmeno i bambini. Anche loro non potranno più uscire di casa, al massimo potranno giocare in giardino ma solo quei pochi fortunati che ce l’hanno un giardino. Non potranno più andare a scuola, solo alcuni riceveranno un’istruzione a domicilio.
Gli anni bruceranno la loro infanzia e poi l’ adolescenza, privati del più elementare dei diritti, il diritto alla libertà!
Comunque, a onor del vero, il kanun prevede anche la possibilità del perdono. Ma, sebbene la chiesa e altre organizzazioni caritatevoli cerchino di riappacificare le 2 famiglie, il perdono raramente viene concesso.
Non è tollerabile che nel ventunesimo secolo questo possa ancora accadere! Soprattutto in quei paesi che spingono per entrare nell’Unione Europea come la Turchia. Infatti nelle zone interne della Turchia la situazione non è molto diversa da quella del nord dell’Albania. E non a caso le origini del kanun in Albania risalgono ai tempi dell’occupazione turca.
Il pensiero del kanun fa rabbrividire, forse per la prima volta da molto tempo mi sono fermato a pensare. Non mi ero mai accorto di quanto fossi fortunato solo per il fatto di poter uscire di casa la mattina per andare a lavoro…
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