
Questi referenda non s'han da fare. Questo è stato il mio primo pensiero quando sono venuto a conoscenza di un fatto spiacevole accaduto a Novellara (RE).
Ma prima un po' di storia: nel 2010 viene messo in onda uno spot ideato da forumnucleare.it riguardante l'ormai arcinota questione: nucleare sì o nucleare no? Lo spot resta in onda vario tempo prima di essere bocciato dal Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria, che giudica ingannevole il messaggio da esso lanciato (che ti aspetti, dato che i soci di forumnucleare.it sono aziende legate al settore dell'energia nucleare?)
Poi si arriva all'11 marzo, quando in parlamento si vota sull'accorpamento di referenda ed amministrative: una valanga di assenze tra le file dell'opposizione e qualche "franco tiratore" fanno sì che la mozione non passi. Del resto, se alla camera dei deputati il governo non è andato sotto con appena 276 voti, ci deve essere lo zampino delle opposizioni...
Quindi arriviamo a metà aprile, quando il governo italiano propone una moratoria per il nucleare. Lo stesso presidente del consiglio dei ministri "svela" il vero motivo di questo provvedimento: “L’energia nucleare è sempre la più sicura”, ha aggiunto il Cavaliere. “Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Il governo quindi responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria per far sì che si chiarisca la situazione giapponese e per far sì che magari dopo un anno o due si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare”. Un modo per bypassare il voto del 12-13 giugno, nè più, nè meno. E - secondo i più maligni - per disincentivare il voto per non far raggiungere il quorum.
Ma non finisce qui: si arriva al primo maggio, il giorno per eccellenza del lavoratore - e dello stato stesso, essendo il lavoro il fondamento dello stato italiano (non lo dico io, ma l'articolo 1 della Costituzione italiana) -, e del consueto concerto in piazza San Giovanni a Roma. Per tale manifestazione la RAI ha imposto a chiunque sarebbe salito sul palco la firma di una liberatoria, con la quale il presenziante rinunciava a qualunque riferimento ai referenda, pena il "taglio" da parte della stessa RAI, che sottolineiamo, è TV pubblica.
Oggi stesso, l'AGCOM ha rivolto un formale invito alla RAI affinchè "nei trenta giorni precedenti la data della consultazione, assicuri una rilevante presenza degli argomenti oggetto di referendum nei programmi di approfondimento". Per ora, neanche una parola sui referenda...
Ed in questo clima, giungiamo ad altro fatto riprovevole, quello a cui facevo riferimento in apertura. Un esponente del PdL ha rispolverato la Legge 4 aprile 1956, n. 212 art. 6, poi modificato dalla legge 130 del 1975: i vigili urbani hanno fatto rimuovere le bandiere “Sì al referendum per l’acqua pubblica" dai balconi delle abitazioni private.
In entrambi gli articoli citati si parla esplicitamente di "elezioni", dunque una legge volta a garantire parità di trattamento tra le parti politiche - e qui una grassa risata: come al solito le norme vigenti in tal senso sono state ignorate anche in questa tornata elettorale -, dunque questa legge non si applica per i referenda; inoltre i referenda riguardanti acqua pubblica e nucleare sono da considerare apartitici, dunque credo che questa disposizione sia stata quantomeno discutibile.
Ma veniamo al fatto che più ci interessa: cosa sappiamo dei quesiti di questi referenda? Conosciamo a grandi linee gli argomenti (acqua pubblica, leggitimo impedimento e nucleare) ma conosciamo i dettagli? È parecchio tempo che i referenda sono in programma, ma nessun mezzo d'informazione canonico ci ha spiegato la situazione nel dettaglio. Nemmeno mamma RAI, che pretende da parte nostra il pagamento del canone.
Questi referenda non s'han da fare.
Ma prima un po' di storia: nel 2010 viene messo in onda uno spot ideato da forumnucleare.it riguardante l'ormai arcinota questione: nucleare sì o nucleare no? Lo spot resta in onda vario tempo prima di essere bocciato dal Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria, che giudica ingannevole il messaggio da esso lanciato (che ti aspetti, dato che i soci di forumnucleare.it sono aziende legate al settore dell'energia nucleare?)
Poi si arriva all'11 marzo, quando in parlamento si vota sull'accorpamento di referenda ed amministrative: una valanga di assenze tra le file dell'opposizione e qualche "franco tiratore" fanno sì che la mozione non passi. Del resto, se alla camera dei deputati il governo non è andato sotto con appena 276 voti, ci deve essere lo zampino delle opposizioni...
Quindi arriviamo a metà aprile, quando il governo italiano propone una moratoria per il nucleare. Lo stesso presidente del consiglio dei ministri "svela" il vero motivo di questo provvedimento: “L’energia nucleare è sempre la più sicura”, ha aggiunto il Cavaliere. “Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Il governo quindi responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria per far sì che si chiarisca la situazione giapponese e per far sì che magari dopo un anno o due si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare”. Un modo per bypassare il voto del 12-13 giugno, nè più, nè meno. E - secondo i più maligni - per disincentivare il voto per non far raggiungere il quorum.
Ma non finisce qui: si arriva al primo maggio, il giorno per eccellenza del lavoratore - e dello stato stesso, essendo il lavoro il fondamento dello stato italiano (non lo dico io, ma l'articolo 1 della Costituzione italiana) -, e del consueto concerto in piazza San Giovanni a Roma. Per tale manifestazione la RAI ha imposto a chiunque sarebbe salito sul palco la firma di una liberatoria, con la quale il presenziante rinunciava a qualunque riferimento ai referenda, pena il "taglio" da parte della stessa RAI, che sottolineiamo, è TV pubblica.
Oggi stesso, l'AGCOM ha rivolto un formale invito alla RAI affinchè "nei trenta giorni precedenti la data della consultazione, assicuri una rilevante presenza degli argomenti oggetto di referendum nei programmi di approfondimento". Per ora, neanche una parola sui referenda...
Ed in questo clima, giungiamo ad altro fatto riprovevole, quello a cui facevo riferimento in apertura. Un esponente del PdL ha rispolverato la Legge 4 aprile 1956, n. 212 art. 6, poi modificato dalla legge 130 del 1975: i vigili urbani hanno fatto rimuovere le bandiere “Sì al referendum per l’acqua pubblica" dai balconi delle abitazioni private.
In entrambi gli articoli citati si parla esplicitamente di "elezioni", dunque una legge volta a garantire parità di trattamento tra le parti politiche - e qui una grassa risata: come al solito le norme vigenti in tal senso sono state ignorate anche in questa tornata elettorale -, dunque questa legge non si applica per i referenda; inoltre i referenda riguardanti acqua pubblica e nucleare sono da considerare apartitici, dunque credo che questa disposizione sia stata quantomeno discutibile.
Ma veniamo al fatto che più ci interessa: cosa sappiamo dei quesiti di questi referenda? Conosciamo a grandi linee gli argomenti (acqua pubblica, leggitimo impedimento e nucleare) ma conosciamo i dettagli? È parecchio tempo che i referenda sono in programma, ma nessun mezzo d'informazione canonico ci ha spiegato la situazione nel dettaglio. Nemmeno mamma RAI, che pretende da parte nostra il pagamento del canone.
Questi referenda non s'han da fare.
Nessun commento:
Posta un commento