Un peperone, una duna, una cipolla, un sasso, un fungo, una
conchiglia si trasformano da forme prelevate
dal mondo in nuove forme gettate
nel mondo, parole di un nuovo linguaggio visuale singolare ed unico; la creatività
dell’artista non si può ostacolare o reprimere.
Non è un caso che Weston sia considerato il maestro dei
fotografi, infatti, da uomo del Nord dei grandi laghi (Illinois) si trasformò negli
anni Venti del Novecento in uomo del Sud dai vasti spazi della California. Fotografo
ambulante e ritrattista con le sue stampe lucide e nette, il suo rispetto assoluto
del negativo, i suoi dettagli al massimo della definizione, la sua scelta di
farsi emozionare dalle “cose ordinarie” lo collocano come fotografo della
generazione di mezzo. Trasforma le fotografie regalandogli un linguaggio
specifico ed autonomo indipendente dalla pittura. La sua opera è una
straordinaria fondazione linguistica, senza la quale non avremmo avuto né il
foto-giornalismo, né la fotografia creativa dei decenni successivi.
Senza avere la pretesa di essere un nuovo Edward, posso dire
che anch’io sono appassionato di fotografia, in modo particolare, oltre che dei
classici modelli quali monumenti, persone ed altro (che sanno fotografare
tutti), vado alla ricerca di quel particolare curioso che rende veramente unica
la foto: può essere uno scorcio, una posa particolare, ma l’importante è che
sia qualcosa che difficilmente si possa ripetere in un’altra foto.
Un esempio è questa foto, il piccione era intento ad
abbeverarmi mentre mi avvicinavo alla fontana, ma come mi sono preparato per
scattare la foto, lui si è messo in posa, pronto ad essere immortalato!
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