Italia in Pillole: Indovina la password

venerdì 9 novembre 2012

Indovina la password


Ogni volta che ci si iscrive in qualche sito, o si creano nuove e-mail oppure si diventa titolari di bancomat e Postepay, abbiamo a che fare con la PASSWORD: numeri, lettere, simboli intrecciati tra loro in modo da rendere più difficile un’eventuale “scoperta” da parte di estranei. Ma anni di ricerche, avvertimenti e suggerimenti da parte degli scienziati informatici non sono serviti a niente, infatti, le password più usate sono sempre le stesse: “password”, “123456” e “12345678”.
L’esito della ricerca è sconcertante: milioni di internauti non vogliono fare alcuno sforzo per creare una password sicura e ricorrono a codici prevedibilissimi, che potrebbero essere violati anche da persone che non hanno ampie conoscenze in ambito informatico.

Nella classifica di SplashData, stilata in base a file pubblicati dagli hacker contenenti milioni di password rubate, “password” è al primo posto anche nel 2012, seguito a ruota da “123456”, “12345678”, “abc123” e “qwerty” (le prime sei lettere della tastiera di un pc). Nell’elenco si trovano altre combinazioni semplicissime. Si va da “111111”, al nono posto, a “iloveyou” (undicesima posizione), da “1234567” a (13esimo posto) a “123123”.

Nella lista sono presenti anche password non presenti nel 2011, segno che c’è chi usa la fantasia per inventare nuove parole di accesso. Comprendere perché molti utenti del web si ostinino a scegliere password così semplici è arduo. L’unica possibile spiegazione è che non immaginano quanto possa essere doloroso scoprire che qualcuno ha rubato loro l’identità virtuale a causa di una password violata.

Il primo suggerimento è quello di cambiare con regolarità la password perché, nonostante ogni anno gli strumenti di protezione diventino più sofisticati, i "ladri di identità" continuano a preferire i bersagli facili. D'altronde inventare una password efficace è semplicissimo: basta dedicare all'operazione qualche secondo in più, segnarsi il codice su un pezzo di carta e conservarlo finché non lo si memorizza.

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