L’installazione dello scultore Mimmo Paladino a Firenze occupa
praticamente tutta piazza Santa Croce: è una gigantesca croce (80x50 metri),
realizzata con più di 50 blocchi di marmo nell’ambito della manifestazione
Florens 2012.
È un appuntamento decisamente diverso da quello che è in
corso all’interno del Battistero, sempre nell’ambito di Florens, dove sono
visibili tre Crocifissi lignei tra i più importanti della storia dell’arte
italiana, realizzati da tre artisti dalle caratteristiche diverse come Donatello,
Michelangelo e Brunelleschi, per la prima volta visibili insieme, e già meta di
un’interminabile fila di visitatori.
Ma la Croce di Mimmo Paladino, con blocchi di marmo estratti
dalle cave di Carrara, alcuni alti fino a 4 metri, di forma e colore diversi, è
la dimostrazione che l’arte contemporanea può vivere in una città antica e
ricca di monumenti come quella di Firenze.
Nei grandi blocchi i visitatori possono lasciare se stessi,
il ricordo del loro passaggio, con l’impronta della propria mano: secondo
l’idea dell’artista devono “vivere l’opera d’arte” perché altrimenti è
difficile cogliere la creatività nella sua interezza. La Croce ridà
orientamento anche alla vita delle persone, che non si ritrovano in uno spazio
qualsiasi, ma in un luogo che possiede una precisa identità spaziale, come lo
vollero i Fiorentini quando lo crearono come spazio della predicazione della
Parola: appunto, la parola della Croce.
Un orientamento che “conduce ad un approdo preciso, una
basilica francescana che è al tempo stesso il pantheon dei grandi del nostro
popolo, credenti e non”, ha commentano mons. Betori (arcivescovo della diocesi
di Firenze).
Si potrebbe concludere dicendo che l’installazione di Paladino a Firenze si
interroga sul significato dell’arte, della bellezza, su come si può costruire
qualcosa di importante partendo dalla cultura.
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