"Abbiamo bisogno di un modello sostenibile che consenta a tutte le 30 squadre di poter competere per il titolo, ricompensando correttamente i nostri giocatori e dando alle franchigie, se ben gestiti, l'opportunità di fare profitti. Abbiamo fatto diverse proposte al sindacato, compreso un accordo che prevedeva due miliardi di dollari da condividere ogni anno con i giocatori, una media di 5 milioni di dollari a giocatore"
"Il problema è che c'è un divario tale in termini di numeri che non riusciamo a trovare una via per colmarlo"
Queste sono le posizioni dei proprietari delle squadre e del sindacato dei giocatori.
Il sistema dei salari è in crisi, e le franchigie avevano chiesto ai giocatori una riduzione degli ingaggi del 30% proponendo un introduzione del salary cap a 65 milioni di dollari per squadra. Il problema in particolare è nella divisione dei profitti: a fronte del 57% previsto dal contratto scaduto ieri notte, i club hanno proposto ai giocatori il 50% ricevendo una controproposta del 54,3%, percentuale che però, secondo i proprietari, avrebbe comportato per le franchigie delle perdite per 7 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
Le conseguenze del lockout? Intanto è saltata la Summer League, una sorta di periodo di prova dove i giocatori senza contratto o provenienti da altri paesi possono giocare per una squadra sperando di rubare l'occhio e strappare un contratto in una delle franchigie NBA.
Ma questo è il meno: infatti salterà la prima parte di stagione NBA, i giocatori non potranno utilizzare le strutture della squadra per la quale dovrebbero giocare, e non potranno contare sull'assicurazione contro l'infortunio offerto dalle proprie squadre: se ad esempio un Gallinari si dovesse far male durante i priossimi europei, beh... si dovrebbe "attaccare al tram".
Ma se non si riuscirà a trovare un accordo entro il 7 gennaio 2012 potrebbe saltare addirittura l'intera stagione NBA, evento mai successo nella storia di questa lega e che avrebbe enormi ripercussioni per quanto riguarda gli introiti televisivi già minati dal lockout della prima parte di stagione.
"Il problema è che c'è un divario tale in termini di numeri che non riusciamo a trovare una via per colmarlo"
Queste sono le posizioni dei proprietari delle squadre e del sindacato dei giocatori.
Il sistema dei salari è in crisi, e le franchigie avevano chiesto ai giocatori una riduzione degli ingaggi del 30% proponendo un introduzione del salary cap a 65 milioni di dollari per squadra. Il problema in particolare è nella divisione dei profitti: a fronte del 57% previsto dal contratto scaduto ieri notte, i club hanno proposto ai giocatori il 50% ricevendo una controproposta del 54,3%, percentuale che però, secondo i proprietari, avrebbe comportato per le franchigie delle perdite per 7 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
Le conseguenze del lockout? Intanto è saltata la Summer League, una sorta di periodo di prova dove i giocatori senza contratto o provenienti da altri paesi possono giocare per una squadra sperando di rubare l'occhio e strappare un contratto in una delle franchigie NBA.
Ma questo è il meno: infatti salterà la prima parte di stagione NBA, i giocatori non potranno utilizzare le strutture della squadra per la quale dovrebbero giocare, e non potranno contare sull'assicurazione contro l'infortunio offerto dalle proprie squadre: se ad esempio un Gallinari si dovesse far male durante i priossimi europei, beh... si dovrebbe "attaccare al tram".
Ma se non si riuscirà a trovare un accordo entro il 7 gennaio 2012 potrebbe saltare addirittura l'intera stagione NBA, evento mai successo nella storia di questa lega e che avrebbe enormi ripercussioni per quanto riguarda gli introiti televisivi già minati dal lockout della prima parte di stagione.
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